Ordinary man or hero?

Capolavori di Piazza Bellini: capitolo 1
Artworks in Piazza Bellini:  chapter 1

Are you curious to find out one of the many mysterious and fascinating places in Palermo, where the sacred and the profane intertwined over the centuries? Then you can't miss this story.

A humble look, a stiff consistency and a delicate flavour blended together to create a delicious hymn to the goodness and richness of the Sicilian tradition. 

"Tum vero ex sacris imaginibus magnum fructum percipi", invero le immagini sacre mi hanno recato grandi giovamenti (Decreti del Concilio di Trento, Sessione 25 del 4 Dicembre 1563). Ecco la frase che chiunque visiti il museo diocesano dovrebbe tenere in mente.

Se a Palermo doveste scorgere una colonna di fumo bianco e percepire un intenso odore, allora lasciatevi guidare dalla vista e dell'olfatto ed innamoratevi delle stigghiola!

Cilindri di terracotta, allacci, tubature e scale di ferro sono gli elementi edilizi che tengono in piedi le torri dell’acqua, disseminate tra le vecchie mura della città.

Parola di origine araba o greca? I Babbaluci sono piccoli molluschi da terra e cibo tipico del festino.

Disseminati per tutto il mondo, ingegnosi, coinvolti in avvenimenti drammatici, gli ebrei hanno lasciato traccia di se anche a Palermo.

Zafferano, burro o tritato sono solo alcuni degli ingredienti  della regina del cibo da strada palermitano, ricco di storia e tradizioni.

Una dea nel cuore del mercato del Capo, opera d’arte tra le bancarelle, originariamente insegna di un negozio. La storia di uno dei mosaici più belli di Palermo

Corpo da giovane e volto da vecchio, metamorfosi della figura maschile o rappresentazione della città di Palermo?Solo alcune delle caratteristiche e dei significati legati alla statua nel cuore del mercato della Vucciria.

Acqua cristallina, sabbia dorata e panorama mozzafiato. Non si tratta di una spiaggia caraibica bensì di Mondello, borgata marinara della Città di Palermo. Un paradiso terrestre, orgoglio di ogni palermitano.

Il più grande teatro lirico d'Italia ed il terzo in Europa, settemila metri quadri di maestosità. I visitatori attrattati dalla sua magnificenza si aggirano sbalorditi nel suo splendore. Il Teatro Massimo, costruito per opera dell'architetto Giovan Battista Filippo Basile nel 1864, di stile neoclassico-eclittico è situato nella zona di Porta Maqueda.

All’estremità opposta alla Porta Felice, risalendo interamente il vecchio Cassaro (oggi corso vittorio Emanuele), ecco che si erge in tutta la sua bellezza la maestosa Cattedrale metropolitana della Vergine Maria Assunta, più semplicemente nota come Cattedrale di Palermo.

La chiesa venne edificata per volere dei Gesuiti intorno al 1590, su progettazione dell’architetto gesuita Giovanni Tristano, con l’obiettivo di comunicare l’importanza e l’opulenza dell’ordine.

Conosciuto anche come Steri, da Hosterium – palazzo fortificato, fu costruito a partire dal 1307 per volere dei Chiaramonte, potente famiglia siciliana, conti del feudo Modica.

Nel sotterraneo del Convento dei Cappuccini, annesso alla Chiesa di Santa Maria della Pace, si trovano le famose Catacombe dei Cappuccini.Quando i frati si stabilirono a Palermo nel 1534, crearono un cimitero in cui seppellire . . .

Dopo aver fatto parte dal VI al IX secolo dell’impero bizantino, la Sicilia, nell’826 cade sotto il dominio degli arabi, restando in loro potere per oltre 2 secoli, fino al 1061, anno della successiva conquista dei Normanni. Durante il periodo arabo vengono eretti numerosi edifici, palazzi, moschee, giardini e fontane che con l'arrivo dei Normanni vengono distrutti o irreversibilmente modificati. Gli edifici di età normanna, civili e religiosi, dedicati al culto cristiano, mantengono pertanto una forte impronta musulmana per la permanenza di tecniche costruttive e maestranze specializzate. Ciò accadde perché i normanni adottarono gli usi locali, unificando sotto il proprio dominio popoli di diversa stirpe

Via Porta di Castro segue l’andamento del vecchio letto del fiume Kemonia, a pochi passi dal mercato storico di Ballarò; proprio qui, nell’appartamento privato dei due giornalisti Giuseppe Cadili e Valeria Giarrusso si apre una stanza da “Mille e una notte” scoperta a seguito di un restauro, effettuato nell’estate del 2013, ad opera di Franco Fazzio, dove sotto lo strato di intonaco bianco si nascondevano le meravigliose pareti tinte di blu con arabeggianti scritte in argento, miracolosamente resistite all’ossidazione del tempo.

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